Alla presentazione del Rapporto Ecomafia 2023 della Legambiente il Ministero dell’Ambiente Picchetto “lancia” un progetto di revisione del Testo Unico Ambientale che porti a ricomprendere – tra le altre novità – anche il principio DNSH.
“E’ un dovere da parte del governo e insieme una sfida per il Parlamento fare il punto della situazione sulla legislazione ambientale. Bisogna mettere mano al Codice dell’Ambiente, per vedere ciò che c’è e cosa manchi, ciò che è attuale e cosa no. Assumeremo un’iniziativa, con una prima stesura da parte del ministero e con un percorso parlamentare, dove è fondamentale il contributo di tutti”.
Comunicato MASE
Il Ministro ha messo in evidenza “l’evoluzione e la maturazione del nostro sistema”, dovuto all’introduzione degli ecoreati nel codice penale (legge 68/2015), dei nuovi articoli della Costituzione 9 e 41, come del principio europeo del “Do No Significant Harm”. “I decreti – ha ricordato Pichetto – creano le condizioni, ma non bastano: serve prevenzione, controllo, educazione, in un contesto legislativo avanzato, coltivando una sensibilità forte a partire dalla conoscenza. Dobbiamo partire dalle scuole, dai bambini, con l’impegno del corpo docente a trasferire conoscenza”.
Il percorso in questi casi, tuttavia, è facile che sia lungo e tortuoso. Non sarebbe affatto sgradito un intervento più mirato e tempestivo.
Ad esempio, in tema di VIA o VAS, la Guida Operativa richiama in più punti la necessità che “il proponente”, nell’ambito dell’iter autorizzativo, comprenda anche le analisi sul rispetto del requisito DNSH, ma dall’altra parte nulla è definito per chi invece l’autorizzazione deve rilasciarla… Ha informazioni riguardo all’obbligo di rispetto del DNSH nel progetto che viene presentato? (Si pensi ad esempio ai progetti non “nativi” PNRR…). Ha strumenti legislativi per imporre la presenza di questo approfondimento? Per ora, le risposte non sono scritte…